Nella Maratona è racchiusa la grammatica dell'esistenza: la
passione e il sudore, l'applicazione e il metodo, la sopportazione e la crisi,
l'ansia e la spensieratezza. Perché chi corre lo fa sempre spinto da un
qualcosa che l'attrae: c'è un traguardo laggiù da conquistare, e quel traguardo
vale la somma di tutta la fatica lasciata sull'asfalto della competizione,
nella polvere degli allenamenti, negli attimi di disperata fatica. Organizzare
un attentato alla Maratona è, oltretutto, sinonimo di gelosia della vita: già
chi compie il male nasconde una tristezza – che a volte è semplicemente una
povertà di alternative – nell'animo. Darsi appuntamento al termine di una
fatica sportiva durata parecchie ore è essere gelosi all'ennesima potenza:
gelosi della vita che non smette di ripartire, del sacrificio acceso da un
sogno, della soddisfazione ch'è la corona di ognuno che taglia il traguardo. Si
è invidiosi di coloro che, nonostante tutto, non sanno mai arrendersi
all'inerzia degli sfaticati.
C'era un bambino lungo la strada: ieri era motivo d'orgoglio per il papà maratoneta.
Martin Richard 8
anni
C'era un bambino lungo la strada: ieri era motivo d'orgoglio per il papà maratoneta.
Oggi è colpevole di
quell'applauso dedicato al papà ormai prossimo all'arrivo: di lui rimane
traccia nella chiazza di sangue lasciata sull'asfalto. Hanno scelto la Maratona
per uccidere perché la Maratona non è la festa di un singolo, ma di una
famiglia che – condividendone la grammatica – diventa comunità. Fino a fare di
una passione comune una possibile trama per nuove amicizie. Un attacco, dunque,
che nasconde nel suo grembo la viltà di un gesto che è specchio di un animo
desolato: invidiare la vita nel bel mezzo di una sua spettacolare danza, qual'é
l'atletica. Perché non si uccide l'atleta ma si umilia ciò che s'addensa
nell'animo dell'atleta: c'è chi corre per vincere e chi per sfidarsi, chi per
riscattarsi e chi per scommessa, chi per amicizia e chi per passione, chi per
trastullo e chi per amore. Nell'agone della corsa c'è posto proprio per tutti,
ed è forse questo lato ecumenico della Maratona ad indispettire coloro
che invece vorrebbero l'inimicizia come trama dell'umanità, di chi non accetta
che la gente ami più la sfida che la rassegnazione, di chi sceglie la vendetta
come antidoto alla vita. Hanno piazzato le bombe nell'anniversario della
Rivoluzione, che è poi l'occasione della Maratona di Boston: chi ha firmato
questo gesto sa bene che c'è differenza tra “evoluzione” e “rivoluzione”: la
prima si compie mentre l'uomo dorme, la seconda avviene quando l'uomo ha gli
occhi ben aperti. Gli occhi dei maratoneti prossimi al traguardo: non c'è
sguardo più profondo che racconti l'arditezza vincente della vita quando si fa rivoluzione.
Hanno lacerato un fiore primaverile stanotte: non sono, però, riusciti nemmeno stavolta a cancellare la primavera. Perché chi ha scelto la Maratona come metafora della sua esistenza non teme l'arroganza di coloro che non hanno forse ancora trovato una ragione – nella calura d'estate o nel gelo dell'inverno – che infonda loro il coraggio di mettersi le scarpe e di sfidare le avversità per conquistare un sogno. Che pochissime volte ha il volto della vittoria; il più delle volte è semplicemente la meravigliosa sensazione d'essere stati uomini fino in fondo.
Fino a sfidare la morte per amore di un sogno, com'è successo a Boston.
Hanno lacerato un fiore primaverile stanotte: non sono, però, riusciti nemmeno stavolta a cancellare la primavera. Perché chi ha scelto la Maratona come metafora della sua esistenza non teme l'arroganza di coloro che non hanno forse ancora trovato una ragione – nella calura d'estate o nel gelo dell'inverno – che infonda loro il coraggio di mettersi le scarpe e di sfidare le avversità per conquistare un sogno. Che pochissime volte ha il volto della vittoria; il più delle volte è semplicemente la meravigliosa sensazione d'essere stati uomini fino in fondo.
Fino a sfidare la morte per amore di un sogno, com'è successo a Boston.
Come succedera’ da domani in poi, nel
ricordo del piccolo grande Maratoneta della Vita: Martin Richard al termine
delle nostre gare o nei giorni belli e duri delle nostre giornate, fino a
poterlo rincontrare ed abbracciare varcata anche noi la linea del nostro
traguardo oltre il tempo e lo spazio.
d. m. p.
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